NET (Net Emergency Tracking)

Idea N°180720

“La maggiore singola fonte di plastica che soffoca la vita nei nostri oceani è costituita da reti da pesca, corde, FAD (dispositivi di aggregazione dei pesci) intenzionalmente o accidentalmente persi, scartati o abbandonati, palangari, casse e cestini da pesca in plastica.” Fonte: SeaShepherd

Uno dei problemi più attuali rispetto all’inquinamento da plastiche degli oceani è la perdita di materiale per la pesca direttamente durante la caccia alla fauna marina.
Un doppio colpo che rende i pescatori anche amatoriali un pericolo forse maggiore di alcune industrie se visti nel numero complessivo globale.

Ma è pur vero che molti pescatori sfruttano le risorse marine per un proprio sostentamento che da solo non avrebbe alcun effetto sulla degenerazione dei nostri mari. Allora bisogna fare in modo che il piccolo, proprio per l’interesse personale, diventi sostenitore, promotore e gestore di piccoli interventi di salvaguardia, in grado di fare l’interesse sociale.

Numeri

  • 40,3 milioni le persone che lavorano nel settore della pesca in tutto il mondo.
  • 7% di tutte le reti da pesca, il 9% di tutte le trappole e il 29% di tutte le lenze viene perso in mare.
  • Circa il 46% delle 79 mila tonnellate di plastica oceanica nel Great Pacific Garbage Patch è costituito da reti da pesca.
  • 30% circa del declino di alcune popolazioni ittiche sia il risultato di attrezzatura da pesca scartata.
  • 70% degli strangolamenti di animali marini coinvolge reti da pesca in plastica abbandonate.

Fonti: NotizieScientifiche.it & SeaShepherd.
Kelsey Richardson, studentessa del Marine Debris Team del CSIRO, ha utilizzato i dati contenuti in 68 studi pubblicati tra il 1975 e il 2017.

L’idea

NET (Net Emergency Tracking) è un apparecchio in grado di far ritrovare agli enti preposti, le reti e le attrezzature che vengono perse durante la pesca o il viaggio in mare.

Un beacon che lancia un segnale nel momento in cui non viene disattivato il timer e che oltre alla posizione gps, invia anche un segnale luminoso per la ricerca notturna.

Scenario (ux experience)

Il pescatore riceve un NET grazie agli incentivi statali, può applicare il dispositivo alla sua rete così da essere sicuro che non diventi un pirata marino.
Per vari motivi, il pescatore perde la rete durante la pesca (ed è anche un danno economico per lui) se non è in grado di recuperarla lui stesso, tracciandone la rotta, può avvertire gli enti preposti, che potranno intervenire da remoto, scegliendo il momento migliore per recuperarla.
Il pescatore potrà recuperare la propria rete, evitando un altro investimento, l’oceano avrà un pezzo di spazzatura in meno con il quale dover fare i conti.

Extra

NET potrebbe avere al suo interno:

  • Sensori per il controllo della qualità dell’acqua.
  • Camere per una ricognizione post recupero.
  • Altro

Conclusioni

NET è solo un tassello nella lotta all’inquinamento degli oceani, ma è il modo in cui dovrebbero partire azioni di salvaguardia dei mari, rendendo chi vive il mare il suo primo protettore, dando loro strumenti tecnologici in grado di alleviare l’impatto dell’uomo e della plastica sull’ambiente.

Un piccolo passo per dare un contributo concreto.

NET (Net Emergency Tracking) vuole essere un modello di pensiero che raccoglie i bisogni dell’uomo per renderli equilibrati alle esigenze della natura, quella natura alla quale apparteniamo e che troppo spesso non “sentiamo”, per una aridità emotiva data dal caos mediatico e sociale che sta interessando questi ultimi decenni.

Un cambio di prospettiva, un nuovo paradigma, o semplicemente del buon senso.