Società disevolutiva

Se l’evoluzione si ferma, il senso della vita si svuota. L’evoluzione avviene quando ci adattiamo all’ambiente circostante, (banalmente per sopravvivere e continuare a portare avanti la specie) ma l’evoluzione ha bisogno di una specifica capacità… La percezione del sé, perchè solo avendo cognizione del proprio essere possiamo coordinare il nostro esistere con quello degli altri, catturando nel tempo, le opportunità di crescita e di evoluzione.

E come funziona la percezione del sé?
Con l’allenamento fisico! Più ci lavori sopra più sei coerente con le tue capacità e la tua essenza, più avrai un corpo tonico e performante in grado di darti opportunità di miglioramento durante tutto l’arco della tua vita, e magari in grado di portarti ad una fine degna e semplice, ricca di ricordi ed emozioni che in qualche modo potrebbero restare lì con te, da qualche parte nell’infinito.

E invece no!
Stiamo atrofizzando l’emozione dell’incontro, stiamo demolendo l’essenza dello scambio, quella maestosa gocciolina di sudore che ci scivolava addosso pochi secondi prima, del tuffo negli occhi dell’altro.
A furia di dividerci in categorie e sottogruppi, ci stiamo isolando sempre di più in nome di una essenza unica, che di unico ha solo il grado di silenzio delle strade dove prima ci si incontrava e parlava, dove ci si innamorava e perdeva, nella meravigliosa giostra della crescita e dell’evoluzione.

Non diamo più attenzione agli altri, abbiamo paura degli altri, e spesso proviamo a rendere gli altri follower, perchè il dibattito, il controcanto, il pensiero opposto, ci rendono nudi e di conseguenza esposti alle brezze mentali degli altri, che potrebbero farci ammalare di riflessologia. E ci rendono poveri, senza un filtro o una grafica a gonfiare la semplice presenza accanto ad una spiaggia, ad un piatto di spaghetti, attimi di vita reali ed analogici che non portano più il like botulinico che ci serve per gonfiare il nostro ego. Al massimo lasciamo naturale un tramonto, forse perchè in realtà abbiamo consapevolezza che è condizione speculare del nostro stato.

Ci abituiamo sempre di più al bello, ma un bello asettico, scarico del senso del fascino, quel formicolio mentale che racchiude mistero, bellezza, voglia, paura… E forse è proprio la paura che ci frega, la paura di non esserci che alla fine in definitiva, non ci fa essere. La paura monta e diventa panna morbida, libidinosa, che ci attrae e ci coccola, in un limbo senza emozioni e sentimenti. Una volta c’era la paura della morte e ci hanno inventato le religioni, oggi c’è la paura dell’essere semplicemente analogici, e ci hanno inventato la seo e il ranking.

Di scappatoie ce ne sono poche reali, sempre di più digitali, quelle finte sanno di attimi sempre perfetti e di accettazione al limite della schizofrenia, del paradosso, dell’essere guru digitali con certificati da comprare un tot al chilo, e mediocri, anzi ignoranti umanamente a tal punto da non saper più nemmeno capire il pianto di un bambino che cerca un semplice, umano abbraccio. Di reali invece ve ne sono a lunga scadenza dove a contare è l’essere, dove in prima fila c’è l’empatia, un percorso difficile, pieno di cadute e sbucciature che alla fine per i pochi adepti, saranno medaglie al valor civile. La civiltà, l’essere civile, l’eleganza e la giusta dose di dignità, un aperitivo della vita che si impara a mescolare da bambini, con accanto genitori che non fanno gli amici, che piangono di notte per i sensi di colpa e che continuano a dire no (giustificando) anche se gli occhi lucidi dei figli sono paletti di frassino nel cuore.

Ci vuole volontà, ci vuole anima, e tutto questo nasce dal sorriso dei bambini ai quali bisogna regalare un futuro ricco di sogni ed opportunità. A lunga scadenza, come il latte, come un mutuo, come una casa che ci accoglie e non cade perché è stata costruita un pezzo alla volta, da mani esperte.

Ma noi andiamo di fretta, sempre in questo “now” che tutti sfoggiano ma che pochi comprendono, sempre un vedere vicino vicinissimo lasciando andare la logica del pianificare a lungo termine, perchè le distanze le lasciamo a chi la vita ce la pianifica e piuttosto ci lasciamo assuefare dagli attimi degli anni passati riproposti per creare emozioni riciclabili che ci legano al passato. Restiamo sempre più muti nei millimetri di un telefono che ci collega al mondo intero, senza nemmeno trovare il tempo per valutare le distanze di sicurezza, come sulle strade della vita, dove ci attacchiamo a chi ci è davanti, per mostrare quanto capaci siamo nel poter essere i prossimi leader, i prossimi primi, senza pensare che la vita, come la strada, può essere lunga e piena di “primi” da superare, quindi sarebbe meglio prendersi il proprio tempo e rendersi conto che il rischio di diventare di colpo definitivamente ultimi è imminente.

Allora cosa fare, cosa dire, da dove iniziare?
Dal voler essere migliori di ieri, ma non per gli altri; per noi stessi. Migliorarsi per godersi le opportunità della vita, per essere chi le opportunità le crea e le condivide, per essere chi domani accumulerà per merito e condividerà per umanità. Partire dalle parole, che sono mattoni per case emozionali a prova di bullo, le parole, che sono la medicina in grado di sconfiggere il buio. Se vogliamo tornare ad evolvere, dobbiamo tornare a sudare per trovare il miglior noi possibile, sudare per trovare il nostro posto in questo piccolo mondo, e sudare per potersi godere la meraviglia delle meraviglie… una vita d’amore.

Moira non solo Circo

Nel 2006 ho ricevuto l’incarico dall’ufficio stampa del circo di Moira Orfei di sviluppare un’idea per la comunicazione del Brand, con funzione commerciale.
Dopo un’attenta analisi dello storico “enorme” dell’Azienda, ho optato per la realizzazione di un “organo interno” da far diventare “esterno” in un secondo momento.

Il lavoro di preparazione è durato 3 mesi, con la messa in cantiere dei seguenti ruoli:

  • Reparto grafico: Grafica + Fumetto
  • Reparto editoriale
  • Sistema di distribuzione
  • Network uffici stampa
  • Calendario di stampa

Durante la lavorazione dei contenuti, ho pensato all’inserimento di un fumetto dedicato a Moira Orfei che riprendesse le storie dei suoi film e dei suoi spettacoli. Dopo aver lavorato al concept del personaggio, ho lavorato con Nicola Lisci per renderlo reale e tradurlo dal primo momento in un “brand character”.

Magazine


Fumetto

Branding


Link

Linguaggi da Favola

Preambolo

Nell’anno scolastico 2021-2022 sono 316mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane (+5% rispetto al precedente anno scolastico). Gli alunni che presentano un
bisogno educativo speciale superano l’8% degli alunni iscritti. Più della metà sono alunni con disturbi specifici dell’apprendimento (51,8%); l’altra quota più importante è rappresentata dallo svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale (35,4%).
Rispetto all’anno scolastico 2017/2018 la presenza di questi studenti all’interno della scuola risulta in aumento del 23% (+113mila circa).

Nella scuola secondaria di primo grado gli alunni con bisogni educativi speciali, esclusi i ragazzi con disabilità, rappresentano ben il 12,3% degli alunni iscritti, contro il 7% nella scuola primaria; negli ultimi quattro anni l’incremento più consistente si osserva però nella scuola secondaria di secondo grado dove sono aumentati di circa 85mila unità. La maggiore concentrazione è negli Istituti professionali e di tipo artistico, in cui rappresentano, rispettivamente, il 17,5% e il 16,6% degli iscritti. Nettamente inferiore la
loro presenza all’interno dei Licei, scientifico e classico (intorno al 5%). Questi studenti sono in aumento anche nella scuola dell’infanzia, con un rapporto sul totale degli iscritti che passa dallo 0,9% all’1,3% in quattro anni.

L’analisi dei piani didattici personalizzati permette la stesura del Piano Annuale per l’Inclusività (PAI), uno strumento che consente alla scuola di programmare e organizzare in tempo le risorse necessarie per i propri alunni e contribuisce ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi. Nell’anno scolastico 2021-2022, quasi la metà delle scuole (45%) ha attuato una programmazione a lungo termine, predisponendo il PAI sia per l’anno scolastico in corso sia per quello successivo; meno consistente è invece la quota di scuole che si sono avvalse di una programmazione a breve termine, provvedendo alla stesura del PAI per un solo anno scolastico (32%). Resta purtroppo una quota del 6% di scuole che non ricorrono ad alcuna programmazione, percentuale che sale fino all’8% nelle regioni del Nord.

Fonte:
Report – L’INCLUSIONE SCOLASTICA DEGLI ALUNNI CON DISABILITÀ | A.S. 2021-2022


Violenza

La ricerca scientifica ha verificato in tutti questi ultimi anni come l’aggressività non sia in realtà un istinto, e dunque non sia affatto inevitabile. Oggi sappiamo con certezza che la violenza non è innata, non è presente sin dall’inizio nella vita del bambino, ma è una alterazione, un disfunzionamento che si produce successivamente solo quando non vengono soddisfatti in pieno i bisogni del bambino.
Se l’ambiente circostante non riesce a far sentire il bambino pienamente accettato, compreso, valorizzato, la rabbia (che normalmente deve essere solo l’ultimo mezzo a cui il bambino ricorre quando tutte le altre modalità non hanno avuto effetto) finisce per accumularsi, per crescere e cronicizzarsi, fino a diventare aggressività, tendenza alla distruttività, bullismo, cattiveria, incapacità di usare una forza calma, serena e gioiosa.

Una ricerca effettuata dalla Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale (a partire dallo studio di casi clinici, dal lavoro diretto con l’infanzia e l’adolescenza, e dall’attività che da anni essa svolge con insegnanti ed operatori sociosanitari) mostra come si stiano dilatando eccessivamente funzionamenti di durezza, di agitazione, di aggressività, alimentando un terreno su cui si innestano poi alterazioni, patologie, comportamenti devianti, comportamenti di violenza.
Appare ogni giorno più urgente cercare di fermare il crescere della violenza e delle intolleranze favorendo lo sviluppo di una vera cultura della legalità e della solidarietà, capace di portare nel mondo una nuova speranza. Molto si è speso per diffondere in bambini e in adolescenti concetti di legalità e solidarietà; ma perché questi sforzi risultino veramente efficaci, bisogna che incidano sui funzionamenti di fondo delle persone, sui loro processi più profondi, non limitandosi solo alla sfera più superficiale, solo ai livelli della consapevolezza e della volontà.

Fonte:
Alle radici della violenza | psicologiafunzionale.it |
© 2012 – 2023 SOCIETÀ ITALIANA DI PSICOTERAPIA FUNZIONALE

Progetto Editoriale

Cos’è la parola?
Un percorso fatto di elaborazione anche visiva, di pensiero critico che nella sua sintassi diventa costrutto verbale. E più il nostro vocabolario si amplia (codici), meno frustrazioni comunicative avremo.

Senza la parola siamo muti, in un silenzio che non è riflessione, ma impotenza.

Il mio obiettivo è aumentare le parole dentro ognuno di noi, e perchè passare per la favola ed il disegno libero?
Perchè la lettura arricchisce la nostra immaginazione ed il nostro vocabolario, mentre l’opportunità di disegnare crea percorsi di riflessione, analisi, ricerca, una fase propedeutica alla voglia di sapere di più, che si traduce in disegno (segno) magari da interpretare, ma comunque esercizio di un’azione portata a termine. Un tassello nella rete di eventi di un bambino, ragazzo, adulto, che è stimolo per andare alla ricerca di altre parole.

Questo progetto editoriale nasce dalla consapevolezza di voler (e dover) supportare e dare, e l’idea tocca 2 aree di sviluppo della persona fondamentali:

  • La capacità di comunicazione personale (attività neuronale – acquisizione di codici del linguaggio attraverso la raccolta di parole).
  • Capacità di interazione sociale (attività emotiva – consapevolezza emozionale e conseguente capacità di lettura di sé stesso e dell’altro).

La frustrazione del non saper esprimere se stessi e non riuscire a gestire il dialogo sociale porta a forme di violenza psicologica e fisica che potrebbero essere contrastate proprio dal grado di espressività personale. In questo contesto il “libro” ha il compito di aggiungere qualcosa al bagaglio emotivo del lettore, che sia lo spunto per un sogno o la capacità di elaborare nuovi pensieri grazie a nuove parole.

Leggi, Senti, Crea

L’interattività di questo libro è dato dall’assenza di immagini (dalla copertina alla storia) proprio per dare libertà di espressione a chi legge. Questa “mancanza” diventa possibilità per tutti i bambini e ragazzi nella fascia d’età tra gli 8 e i 15 anni e ancor di più, per le persone BES. Vista la particolarità del libro che lascia esprimere il pensiero attraverso la creazione di percorsi artistici, con l’utilizzo di linguaggi verbali e non, più vicini alle esigenze di ogni singolo lettore.

Progetto di ricerca – Scuole, Associazioni & Persone BES

L’idea è quella di dare un libro ad ogni ragazzo BES nei 3 anni delle scuole medie, così da poter creare uno “studio”, attraverso l’analisi dei disegni, da valutare insieme a psicologi, sociologi, psichiatri, pedagoghi e neurologi.

I risultati degli studi dei libri darebbero la possibilità di creare un archivio pubblico dal quale reperire informazioni (sito web). Il progetto potrebbe essere finanziato da: PON, Scuola Viva, Ministero dell’Istruzione, Associazioni.

I libri sarebbero restituiti ai singoli lettori, così da far creare una loro personale libreria creativa, dando anche la possibilità di ricevere altri libri (con storie differenti) dopo la fine del percorso di scuola media primaria. Con i lavori degli alunni/lettori, si potrebbero creare mostre all’interno delle scuole/associazioni, per dar vita a tavoli di scambio con professionisti e famiglie.

Un libro da “co-creare” a partire dalla copertina, così da sviluppare una memoria da conservare tra le cose più care.

Un libro da “co-creare” a partire dalla copertina, così da creare una memoria da conservare tra le cose più care.

Progetto per le scuole

Quali strumenti abbiamo contro il bullismo e contro la dispersione scolastica? Cosa possiamo fare per rendere la scuola un momento di bellezza sociale?

Dobbiamo partire dalla parola amore, non solo quella romantica e super utilizzata per ogni cosa, ma quella viscerale e inattaccabile, che sgorga passione ed emozioni.

Chi insegna dovrebbe emozionarsi più degli scolari, perchè nessun messaggio sarà recepito senza una adeguata spinta emotiva reale, perchè chi ascolta, ha bisogno di certezze. C’è bisogno di dialogo, di ascolto, di ripetizione e anche di attimi di pausa.

La scuola è la casa della cultura e della crescita, e la meraviglia dovrebbe pervadere ogni angolo di essa, le persone (tutte) le aule, i laboratori, le mense, gli spazi comuni e le strade che portano ad essa, tutto dovrebbe essere studiato per dare bellezza. Spero che l’idea di questo libro possa far scattare la voglia di bellezza, il bisogno di emozione e la capacità (innata) di amare.

La possibilità di esprimere il proprio sentimento creativo dopo la lettura, potrebbe essere motivo di dialogo per la consapevolezza emotiva.

Percorso

  • Lettura della favola
  • Q/A con l’autore
  • Disegno

Opportunità:

  • mostre con i disegni dei ragazzi
  • tavole rotonde con i genitori per parlare di comunicazione

Progetto per le Associazioni

Ogni libro della collezione avrà sempre una pagina dedicata alle Associazioni che si occupano di sviluppo e di tutela della persona. La presenza nel libro sarà sempre gratuita e basata sull’operato della singola. Il logo, il sito web e una descrizione daranno modo di conoscere le Associazioni.

Le Associazioni potranno richiedere il libro per progetti ed iniziative con la possibilità di brandizzarlo/personalizzarlo. Potranno venderlo al prezzo di copertina (consigliato) e trattenere il 40% al netto delle spese di produzione. In occasioni speciali, si potrà trattenere tutto il ricavato al netto delle spese di produzione.

All’interno del libro la possibilità di ospitare riferimenti ad Associazioni che si occupano
di sociale e sviluppo personale.

Il libro

Questo è un libro attivo, in grado di regalare spunti emotivi e pratici per lo sviluppo cognitivo del lettore (il ragionamento, l’intelligenza, il linguaggio e la memoria). Il libro ha internamente la storia in italiano per la lettura e pagine bianche per lo sviluppo creativo.

Ogni pezzo della storia ha la sua pagina per dare sfogo all’immaginazione.

Le immagini

“Illustrazioni cadute dal libro”, utilizzabili oltre che per la lettura del racconto, anche per crearne di nuove, o per abbellire la camera.

Le immagini “cadute dal libro” sono pronte a supportare il racconto o a crearne di nuovi.

Extra

Il libro è spedito in una scatola che racchiude la lettera ai “grandi” e una matita. Anche la scatola è bianca e può essere personalizzata ed utilizzata per contenere memorie.

Workshop
Linguaggi da favola è anche un workshop adatto alle scuole. Il racconto delle favole in italiano ed inglese (per l’Italia) con l’ausilio di illustrazioni stampate e/o proiettate. Q&A con l’autore e sessione di disegno.

From Lidia – Bristol 2015
From Vanessa – Bristol 2017
From Vanessa – Bristol 2017
From Creations by Nicky – Italia 2019
From Elena – Italia 2020
From Elena – Italia 2020

Lettera dell’autore

Il nostro linguaggio è fatto di parole e di azioni, insieme sono espressione di chi siamo e chi saremo. É importante conoscere le parole, ancor di più quelle delle emozioni (i loro nomi) e coltivarle, per liberarsi dalla frustrazione emotiva che non rende giustizia a quello che “sentiamo” dentro di noi.

Questo progetto prova a fare entrambe le cose, con un libro attivo, dove la lettura si intreccia al pensiero per diventare espressione, emotiva e creativa, così da allenare al racconto un po’ in più di noi, agli altri e a noi stessi.

La violenza, in ogni sua forma può essere sconfitta dalla consapevolezza del sé e dalla capacità di esprimere. Dobbiamo aiutare i nostri piccoli eroi del futuro ad allenarsi al dialogo, all’ascolto, alla condivisione. Dobbiamo fare un passo indietro per portare avanti il futuro di altri 100 anni, e questo è possibile solo donando equilibrio ed essenziale.

Questa proposta è la prima di una serie di 15 storie, racconti che vogliono diventare raccolta di memorie e di emozioni, la mia preghiera a voi “piccoli” adulti e/o adulti dal cuore “giovane”, è di non proteggere il libro dalla forza dei vostri piccoli “grandi” sognatori. Lasciate che lo utilizzino e lo consumino, e magari aiutateli a distruggerlo a colpi di sogni.

Un giorno, riguardando questo libro “imbrattato” di passione, troverete una memoria pronta a regalarvi un sorriso e/o una lacrima di gioia.

Ricordatevi che:

“Non esistono concetti troppo difficili per un bambino, solo adulti svogliati!”

Grazie.

Fatacchie

Il progetto “Fatacchie” nasce nel 2007 dall’incontro quasi fortuito tra Max Spera e Nicola Lisci a Roma. L’idea è di utilizzare una delle storie per sviluppare un progetto/start-up di quello che dovrebbe diventare un cartone animato. Al gruppo si aggregano Antonio Ostuni (web) Alessandro Landi (musica) Martina Cimarelli (traduzioni) Martina Talucci (traduzioni) Ivan Pergasi (animatore). Nel 2010 a Londra entra a far parte del team Nadia Ostacchini, che rende la storia un audio-book attraverso la sua compagnia teatrale “Tricolore Theatre Company”.

Team

Sinossi

Nei nostri sogni, nei nostri pensieri, ci sono delle immagini, dei personaggi, che il più delle volte dimentichiamo nel giro di pochi secondi, o non ricordiamo affatto. Ma ci siamo mai chiesti da dove arrivano quelle immagini? Chi sono i personaggi che vediamo? E se ci fosse un mondo vicino al nostro dove si lavora perché tutto questo avvenga?

Un mondo in cui si organizzano casting, prove, si attrezzano studi e si creano scenografie, il tutto, per dare a noi la possibilità di sognare e creare. Ma ancora di più, siamo sicuri che questo mondo sia diverso dal nostro? E se anche lì per avere la parte principale, del sogno più bello dell’anno, devi essere amico di… parente di…?

Trailer

Personaggi

AudioLibro (Inglese)

Voice over from Tricolore Theatre Company

L’AudioLibro è stato sviluppato da Nadia Ostacchini e la Compagnia “Tricolore Theatre Company”. Gli attori sono: Nadia Ostacchini, Phil Gerrard e Eugenia Caruso. Supporto tecnico di Peter Sutton. L’audio è stato registrato presso “Maxability” in Southgate – London, UK. 2011

Prodotti

La storia (non tutta)

Nel mondo dei sogni e dei desideri vivono tanti personaggi della nostra fantasia e, altri che ancora devono essere creati. Nella città di Story Town vivono i personaggi più famosi di tutte le storie e racconti, ma siamo sicuri di conoscere la realtà delle cose? Secondo voi, perché un personaggio della fantasia diventa famoso ed un altro no?
Poco lontano da Story Town c’è Favola City che è il punto d’arrivo (a volte definitivo) per gli
aspiranti P. F. (Personaggi Famosi), è qui che si intrecciano storie di delusioni e di vittorie, ed è qui che inizia il nostro racconto, dietro le quinte di un mondo che ci rivelerà una realtà sconvolgente. C’è una categoria, che da sempre vive sotto i riflettori e raccoglie consensi in ogni parte del mondo, è la Casta delle Fate: Madrine, Fate, Maghe, Fattucchiere, Aiutanti etc., insomma, il Gota della magia al femminile. Ma cosa c’è di vero dietro tutto questo, che sicurezza abbiamo noi che siano veramente magiche? Siete sicuri che Campanellino sappia volare? E la Fata di Pinocchio, prima di apparire sullo schermo, cosa faceva nella vita?

A queste e ad altre domande risponderemo grazie ad una nostra agente infiltrata che ha scoperto il passato di quattro donne, quattro vere maghe che oggi si occupano di tutt’altro (due gestiscono un bar, una fa dolci per una pasticceria, un’altra fa la cameriera in un pub). Sono quelle che nella più blasonata Story Town, vengono chiamate Fatacchie, donne magiche che non hanno raggiunto il successo e che oggi, dopo più di cinquecento anni di soprusi, ci sveleranno i segreti delle loro…pfui…”colleghe”. Adesso diamo la parola alla persona che ha scoperto tutto questo, una nostra infiltrata che per più di un anno ha girato in lungo ed in largo e da cima a fondo Favola City e Story Town, naturalmente per motivi di sicurezza non possiamo svelarvi il suo nome, la sua identità deve rimanere segreta, in futuro potrebbe scoprire altre sensazionali storie, ma adesso appassioniamoci a questa e, per cautela, chiameremo il nostro riferimento Ketty. Ci sei Ketty?

Ketty: ciao Capo! Certo, sono qui nel pieno della parata che apre i festeggiamenti per la
ricollocazione delle vere donne magiche all’interno delle favole, oggi le quattro donne si
presenteranno al grande pubblico e costituiranno il nuovo collegio della magia, l’unico che avrà il potere decisionale su quali maghe ed affini devono entrare nelle storie, ma adesso può partire il filmato che vi racconterà l’avventura delle nostre amiche e che darà al mondo reale e fantastico finalmente il polso di quello che succedeva fino a pochi giorni fa! A dopo!
Tutto è iniziato qualche anno fa, quando per caso lessi su di un giornale che stavano cercando una Fata perché di li a poco avrebbero creato una nuova storia, il giornale di Story Town aveva nella pagina degli annunci un trafiletto con la data e l’ora del casting, naturalmente non avendo interesse per quella cosa non le diedi peso. Dopo qualche settimana un bel titolo a centro pagina annunciava che la Fata era stata trovata e che presto sarebbe stata presentata al pubblico, le iniziali riportate erano G. M.. Qualche giorno dopo, la foto della prescelta campeggiava sulla prima pagina di quasi tutti i giornali, era bella, anzi, bellissima, da fare invidia a Cenerentola, ma una cosa destò la mia attenzione e dopo la mia curiosità, il nome sotto la foto era: Giusy Nolan. La maggior parte di voi penseranno: “un errore di battitura può sempre capitare” e, in effetti, anch’io archiviai in quel modo la faccenda, ma, a distanza di una settimana e mezza dalla notizia, in un bar ascoltai le parole di un tizio che apparentemente sembrava matto. Nel locale si parlava della nuova Fata, ma lui sembrava contrariato e ad un certo punto interruppe la discussione degli altri dicendo: “…tanto si sa come funzionano queste cose…scommetto che quella non è nemmeno una vera fata”! Naturalmente tutti si misero a ridere e lui, contrariato, se ne andò. Ricordandomi dell’errore, lo seguì e lo fermai per chiedergli perché avesse detto quella cosa, e lui, continuò: “…lo vuoi sapere davvero? Sei sicura?

Io non posso dirti tutto, altrimenti l’incantesimo che ho addosso si avvererebbe, ma posso dirti che è tutto finto, è tutto un giro per fare soldi, le vere donne magiche sono tra di noi, sono quelle che fanno i lavori più umili, guardati attorno e scoprirai la realtà, adesso basta non ti posso dire di più e, non cercarmi, non ti potrei dire altro!”. In effetti si vedeva che aveva bevuto, ma il mio istinto mi diceva di provare a cercare qualcosa, dopo una veloce consultazione su internet e di alcuni archivi di un giornale, mi ritrovai davanti molti articoli che parlavano di “Fatacchie”, ovvero il termine con il quale le donne magiche di Story Town chiamano le donne magiche che non hanno superato i provini e vivono a Favola City. Grazie al mio amico Flash non mi fu difficile recuperare una lista di nomi di donne magiche: è un vero e proprio mago dei book fotografici, appena un aspirante P.F. mette piede a Favola City è a lui che si rivolge per il primo set fotografico. Naturalmente dalla lista presi solo i nomi delle ragazze che avevano fatto il servizio fotografico almeno nei cinquant’ anni precedenti, così da avere qualcuno che conoscesse la storia delle cose, Flash allora era ancora inesperto e usava dare anche i negativi alle ragazze, così non avevo nessuna foto delle tipe, ma in compenso avevo i loro indirizzi. La prima della lista si chiamava Marta Grimm, prima di provare a parlarle decisi di seguirla, in effetti non era quella che in gergo si può definire, una fatina (aveva i fianchi un pochino abbondanti e sicuramente un’ossatura massiccia), la seguì per qualche giorno e scoprii che gestiva un Bar insieme ad una sua amica, l’occasione di parlarle si presentò quando un giorno, approfittando della pioggia, decisi di entrare nel bar e ordinare qualcosa. Per fortuna il bar era vuoto e così iniziammo a fare amicizia senza che nessuno potesse disturbare…

Ketty: …beh in effetti non è facile per chi arriva inserirsi, qualche tempo fa era tutto più semplice, chi voleva lavorare nel mondo delle storie non pensava ai guadagni, era una vera e propria passione!
Marta: non credere, il potenziale delle storie è sempre stato sotto gli occhi di tutti e gia molto tempo fa per entrare si era disposti a tutto!
Ketty: vuoi dire che il mondo di Story Town è corrotto?
Marta: diciamo che non tutto quello che luccica è oro!

…quella sua affermazione mi incuriosì molto, ma naturalmente non potevo esagerare, rischiavo di far scoprire la mia identità. Dopotutto mi ero presentata come aspirante governante (a dire il vero io non so nemmeno cucinare)…

Ketty: dopotutto io non cerco un ruolo di primo piano, non pretendo di fare la Principessa, o la Fata, vorrei fare la Governante, accudire la casa, istruire i figli, nelle storie è un personaggio che non deve mostrare chissà cosa, il più delle volte appare appena!
Marta: è uguale, non è il peso che tu vuoi avere nella storia, ma il fatto che tu ci voglia entrare, ascolta, ti do un consiglio, se vuoi entrare in quel giro, devi conoscere le persone giuste, sono in pochi a decidere realmente chi deve entrare in una storia, gli altri sono solo approfittatori che al massimo ti fanno apparire in qualche sogno che poi verrà perso, sai quanti ne ho conosciuti!?
Ketty: ma dai! Allora anche tu sei un’aspirante P.F.!
Marta: lo ero, ma adesso non ci penso più, ho capito come vanno le cose e ho deciso di cambiare vita e, comunque non mi lamento, il bar è sempre stato il mio secondo sogno e adesso sono riuscita a realizzarlo!

…dopo quelle parole entrarono dei clienti e il nostro discorso si interruppe. Mi chiese di tornare, e passai il giorno seguente a convincere il mio capo che stavo seguendo un caso importante e che avrebbe dovuto tenermi sotto copertura. Per fortuna i miei ultimi articoli avevano avuto tutti la quinta pagina e così decise di assecondarmi per una settimana,avevo sette giorni per mettere sulla sua scrivania un fascicolo interessante, per non essere sbattuta fuori dal giornale. Preparai un falso curriculum che poi è quello che facevano tutti gli aspiranti P.F. , m’inventai un passato da pubblico degli spot (chi va a notare una persona in una folla in uno spot da mezzo minuto), e così iniziai la mia nuova vita da aspirante Personaggio Famoso. L’amicizia con Marta divenne tale che iniziammo a vederci nei suoi giorni liberi, mi presentò una sua amica, Laura Collodi, che tra le altre cose figurava nella lista di Flash, e mi rivelò che era una donna magica, fu a quel punto che decisi di rivelare la mia identità, dopotutto non riuscivo mai a parlare di qualcosa di interessante che potesse servirmi e, cosa più importante, mancavano solo due giorni alla consegna del dossier, così chiamai Marta, le dissi che volevo incontrarla e le raccontai tutto…

Marta: ma io so tutto!
…a quel punto divenni bianca e rossa e di qualche altro colore che era sconosciuto anche
all’arcobaleno…
Ketty: come sai tutto?
Marta: dovevi informarti, le donne magiche possono leggere il pensiero, non tutte, ma io si!
Ketty: e perché non mi hai detto niente?
Marta: perché ho visto che lo stai facendo per un motivo valido, non è solo per lo scoop, ma per provare a cambiare il sistema, il problema è che il sistema potrebbe essere troppo radicato per cambiarlo adesso!
Ketty: ma io sono sicura che qualcosa si può fare, se non sbaglio ci sono altre tre donne magiche che fecero i provini per delle grosse storie quando hai iniziato tu!
Marta: in realtà eravamo in quattro, io, Laura Collodi, Gina Rodari e Dorothy Disney!
Ketty: Dorothy? La tua socia del bar?
Marta: si proprio lei!
Ketty: perché non proviamo a riunirle tutte, parliamone vediamo cosa si può fare!
Marta: non penso, nessuno ha più voglia di lottare, lo abbiamo fatto per anni, l’ultima volta in cui mi sono rimessa in gioco è stato qualche settimana fa, ma è stata l’ultima volta!

…in quel momento ebbi un flash, Marta Grimm, le sue iniziali erano M.G. come quelle del
giornale…

Ketty: ma allora non è stato un errore!
Marta: no! Avevo vinto io, ma alla fine è successo il solito impiccio!
Ketty: ti prego Marta, pensaci, pensa a tutte le ragazze che verranno a Favola City con dei sogni come quelli che avevate voi, fatelo per loro, date loro un futuro fatto di possibilità vere!
Marta: proverò a chiamare le ragazze e vedremo, ti chiamo domani e ti saprò dire!
Ketty: vedi! Non è mai detta l’ultima parola!
Marta: a dire il vero mi ha convinta un’altra cosa!
Ketty: cosa?
Marta: quando sei entrata pensavi solo al tuo dossier per dopodomani, ma mentre cercavi di convincermi lo hai eliminato del tutto dalle tue preoccupazioni e hai pensato a tutte quelle ragazze che ogni giorno arrivano qui!
Ketty: ma leggi tutto quello che penso?
Marta: solo quello che mi riguarda!

…andai via fiduciosa che avrebbe fatto di tutto per convincere le ragazze, aveva ancora voglia di provare a tutti la sua bravura e, questo l’avrebbe spinta a rimettersi in gioco. Dopo una notte a guardare le ultime novità in televisione, mi svegliai al trillo del telefonino, era Marta, aveva convinto le ragazze e, ci saremmo viste a casa sua alle otto di sera. Quando entrai mi ritrovai davanti quelle che potevano essere definite cinque normalissime casalinghe e che niente sembrava avessero a che fare con il mondo sfavillante di Story Town, Marta mi aveva detto di mettermi un cappello e sotto di esso un foglio di carta velina (non potevano leggere il pensiero attraverso la carta velina), così sarei stata libera di pensare qualsiasi cosa senza sentirmi in imbarazzo, anche perché la prima cosa che notai e che tra le cinque, la più carina (per modo di dire) era proprio Marta… …Continua!

Polvere di pozione

Milioni di anni fa, nell’universo, c’era un omino che trasportava una pozione magica in giro per i mondi. La pozione serviva ai piccoli per diventare grandi e forti. L’omino era l’unico a conoscere il luogo in cui si trovava la fonte di questa pozione, e la sua famiglia, si tramandava il segreto da sempre.

Quel giorno l’omino era leggermente triste, questo perché era il suo ultimo giorno di lavoro,infatti, dal giorno successivo, il giro della pozione magica lo avrebbe intrapreso suo figlio. Quella sera, in casa dell’omino, le raccomandazioni furono tante, soprattutto quella di non distrarsi durante il trasporto. Ma, come accade anche sul nostro pianeta, i giovani si fanno trasportare dall’entusiasmo e, dietro l’angolo, si prepara a comparire il destino avverso. Il giovane “pilota” stava tornando dalla fonte e aveva già compiuto tre consegne senza problemi, ma, proprio questa sicurezza, lo mise nei guai. Mentre usciva da un mondo fatato, usando una porta magica, si scontrò con una navicella spaziale che trasportava polvere di stella.

Per fortuna nessuno si fece male, ma una botte di pozione ed un secchio di polvere, caddero formando una lunga scia luminosa, provarono in tutti i modi a cancellarla, ma non riuscendoci, non poterono fare altro che coprirla con uno strato di cielo nuovo.

Dopo qualche giorno però, la scia luminosa ricomparì e non andò più via. Saputo dell’accaduto, l’omino decise di chiamare quel pezzo di strada stellare, via Lattea (nel suo dialetto, Lattea significa Mamma). In questo modo, ogni qualvolta il giovane fosse passato di lì, si sarebbe ricordato dei consigli, preziosi, della madre. Con il tempo, all’interno della via Lattea, grazie ai poteri magici della polvere di stella e della pozione, iniziarono a formarsi dei mondi. La stessa via Lattea, divenne come un grande contenitore (a dire il vero, assomiglia ai nostri frigoriferi) che aprendosi da un lato, faceva uscire i suoi abitanti. L’interno della via Lattea era ed è più freddo, questo perché i suoi abitanti, hanno bisogno di un clima fresco.

Uno dei primi mondi a formarsi e che è possibile incontrare, è quello di Intero, che è il più vecchio, ma anche il più avanzato. I suoi abitanti vivono in alti palazzi e, la loro occupazione principale, è quella di spedire la Pozione in tutto l’Universo. Alcuni abitanti di Intero, nascono con una sorta di rubinetto al lato, che dà loro la possibilità di erogare pozione magica. Altri mondi sono Vasetto e Delatt, il primo creato da vecchi abitanti di Intero, altri da giovani che si sono riuniti per andare contro le regole.

Autore: Max Spera
Illustrazioni: Nicola Lisci
Copyright 2007

Progetto

Questa storia è stata sviluppata per un progetto multi-livello per raccontare il latte ed il suo “produttore”. Questa prima, è la base dalla quale far partire altre storie a puntate.

La vera storia dell’orologio

…È una bellissima giornata di sole e un ragazzino si avvicina, triste, ad una panchina e mentre sta per sedersi vede che, intenta a leggere un libro, c’è la vecchietta cantastorie…

Ciao vecchietta cantastorie!

…e la vecchietta…

Ciao Pino! Cos’hai, ti vedo giù di morale!

È che mentre stavo correndo ho guardato l’orologio ed ho visto che si è rotto!

…la vecchietta accenna un sorriso e dice…

L’hai sentito gridare?

…e Pino che non si aspettava una domanda del genere esclama…

Cosa?

Se l’hai sentito gridare?

Ma certo che no! È solo un orologio! Non può gridare!

Ne sei sicuro?

…ribatté la vecchietta…

Certo che ne sono sicuro!

…allora la vecchietta chiude il libro che stava leggendo e si avvicina a Pino dicendo…

Adesso ti racconto la vera storia degli orologi, vuoi?

Certo che voglio, le tue storie sono bellissime!

…così la vecchietta inizia il suo racconto…

Tanto, tanto tanto tempo fa, non esistevano gli orologi, ed il tempo di una giornata veniva scandito dal sorgere e dal tramontare del sole, ma molti si distraevano e non tenevano conto del passare del tempo, e così c’era sempre chi arrivava o troppo presto, o troppo tardi, e poi nei giorni tempestosi le nuvole coprivano il sole e tutto si complicava ancora di più.

Stanco di tutto questo caos, un mago iniziò a costruire uno strumento che potesse contare il trascorrere del tempo.

Dopo tanto lavoro il mago presentò al suo popolo l’horologium, era bellissimo, era alto, biondo e con gli occhi azzurri, proprio come un vero principe, tutti rimasero stupiti quando lo videro e subito vollero vedere come funzionava, il mago lo accese e lui subito iniziò a scandire il passare del tempo esclamando con la sua voce possente, “sono le otto del mattino”, la folla scoppiò in un ovazione e tutti ringraziarono il mago.

L’horologium per girava per il paese scandendo il tempo, e nessuno più arrivava in ritardo agli appuntamenti, ma come si sa, dopo un poco i pareri cambiano e dopo qualche tempo il popolo iniziò ad odiare l’horologium, perché lui girava sia di giorno che di notte per il paese, gridando in continuazione l’ora esatta, non facendo, di conseguenza, dormire le persone.

Allora il mago modificò la sua invenzione, così che avrebbe detto l’ora, solo a chi glielo chiedeva, ma dopo poco anche questo cambiamento non ebbe successo, infatti chi era lontano da lui, non poteva sentire l’ora esatta, allora il mago cambiò ancora l’horologium e lo mise nella piazza del paese, ma il popolo ancora non era contento, anche perché, nato per parlare, all’horologium non gli andava di stare zitto, e così ogni tanto iniziava a gridare l’ora anche se nessuno gliela chiedeva.

Allora il mago lo riportò a casa sua per cambiarlo ancora, ma l’horologium arrabbiato gli disse,”mi hai già tolto la possibilità di andare in giro per il paese, e adesso vuoi togliermi anche la voce”?, il mago gli disse che non dipendeva da lui, e che se avesse fatto questo sacrificio lui sarebbe rimasto sempre accanto a lui per aggiustarlo e per fargli compagnia, e che con una magia gli avrebbe dato la possibilità di parlare ancora, anche se la sua voce, l’avrebbe potuta ascoltare solo il mago.

L’horologium accettò e così il mago cambiò totalmente la sua invenzione, ed al posto della faccia mise due lancette, che indicavano l’ora ed i minuti, lo ingrandì, e lo mise sul tetto più alto del paese, così che tutti potessero vederlo da ogni parte del paese, da quel momento l’horologium poteva dire solo tic e tac alternati al movimento della lancetta dei minuti.

Da quel giorno tutti gli abitanti furono felici ed anche se ogni tanto l’horologium si rompeva,il mago era sempre pronto ad aggiustarlo.

Col passare del tempo altri “orologi” furono costruiti e il mago rivelava il segreto solo a chi si sarebbe occupato di loro, il segreto è che gli orologi, nati per parlare, non riescono a stare zitti, e allora, ogni tanto, quando noi siamo distratti, loro gridano con tutta la loro forza facendo saltare gli ingranaggi che hanno dentro di se, e a noi tocca portarli da dei piccoli maghi che si chiamano orologiai, e che sono gli unici a poter sentire la voce degli orologi.

…il ragazzo non più arrabbiato si alzò dalla panchina e disse…

Grazie vecchietta, adesso porto subito l’orologio dal suo mago, così lui gli parla e lo aggiusta!

…la vecchietta contenta salutò il ragazzino, ma lui poi tornò indietro chiedendole…

Vecchietta, perché dopo mezzogiorno, l’ora cambia nome e si dice tredici, quattordici, io così non so mai che ora è!

Adesso ti insegno un trucchetto…

…disse la vecchietta…

…quando l’orario diventa a doppia cifra, tu togli sempre due unità alla seconda, ad esempio, se sono le sedici, togli due unità al sei, sei meno due è uguale a quattro, e questo è l’orario preciso, cioè le quattro.

Se per caso, sono le diciannove, fai nove meno due, è uguale a sette, allora sono le sette.

Quando poi inizia con il venti, conta da dieci, per esempio, se sono le venti, zero, che è dieci, meno due fa otto, o ancora se sono le ventitré, tredici meno due undici, allora sono le undici! Hai capito come funziona?

Grazie vecchietta, adesso ho capito, ora posso leggere l’orologio anche con le due cifre, grazie!

…e così il ragazzo andò via contento e la vecchietta, felice per lui, ritornò a leggere il libro.

TABELLA

OreSeconda cifraMeno 2Orario
13 (le tredici)311 (l’una)
14 (le quattordici)422 (le due)
15 (le quindici)533 (le tre)
16 (le sedici)644 (le quattro)
17 (le diciassette)755 (le cinque)
18 (le diciotto)866 (le sei)
19 (le diciannove)977 (le sette)
20 (le venti)0 (che è uguale a 10)88 (le otto)
21 (le ventuno)1 (che è uguale a 11)99 (le nove)
22 (le ventidue)2 (che è uguale a 12)1010 (le dieci)
23 (le ventitré)3 (che è uguale a 13)1111 ( le undici)
24 (le ventiquattro)4 (che è uguale a 14)1212 (le dodici o mezzanotte)

Fine

2005

Illustrazioni originali

by: Nicola Lisci


Grazie a:

London Mums Magazine

Grazie a Monica Costa nel 2014 ho avuto la possibilità di collaborare e pubblicare con il magazine londinese.
–> leggi

Filari

Filari – le case del vino

Idea

Raccontare il vino partendo dalla sua casa, raccontandone i perchè di alcune scelte architettoniche, il perchè di alcune scelte produttive, ed infine, il racconto, la storia di ogni cantina, casa e fortezza di ogni vino.

Puntata test

Concept: G. Caliulo
Sviluppo: M. Spera
Presentatore: Davide Gibertoni
Grazie a: Costaripa per l’ospitalità ed il supporto.

Scarica il pdf dell’idea.

FILARI – le case del vino

C.A.R. (Crash Activation Response)

Idea N°261019

Cos’è il guardrail?

Il guard-rail o guardrail è un dispositivo di sicurezza e di ritenuta passiva atta a contenere i veicoli all’interno della strada e/o della carreggiata, con lo scopo di migliorare la sicurezza riducendo gli effetti degli incidenti dovuti a sbandamento.

Tale  barriera  è costituita da diversi montanti collegati fra loro da nastri bi-onda o tri-onda di materiale  metallico  ed è progettata in modo tale da sostenere un  urto in modo anaelastico, evitando così che il  veicolo  coinvolto, a causa di un  urto elastico, rimbalzi invadendo la  corsia  opposta; questo sistema è efficace nel contenere urti con veicoli a quattro o più ruote, ma risulta inefficace e pericoloso quando ad impattare è un  motociclo  con conseguenze gravi e talvolta fatali per il motociclista. I montanti in caso di urti ad alta velocità sono in grado di causare mutilazioni e talvolta anche la decapitazione e i nastri sono altrettanto pericolosi, a causa dei loro bordi taglienti, in grado di provocare gravi lacerazioni. Attualmente in alcuni paesi europei sono adottate soluzioni per aumentare la sicurezza nei confronti dei motociclisti e degli utenti della strada in generale.

Meno pericolosi sono i guard-rail a due barriere con una seconda protezione a distanza di circa 1 metro dal guard-rail, tale che la moto nemmeno a alte velocità ha sufficiente forza per superare la prima barriera, che continua invece a proteggere quanti guidano un autoveicolo. La soluzione del guard-rail in legno o acciaio collegata un nastro bi-onda o tri-onda, protegge di più di quello piatto.

Fra le varie proposte:

  • Inserire adeguati spazi di fuga, in terra o in sabbia, in grado di disperdere l’energia
    conseguente alla caduta.
  • Vietare le infrastrutture che presentano spigoli, lamiere taglienti o discontinuità in genere, con l’obiettivo di facilitare lo scivolamento in caso di impatto.
  • Rivestire la parte bassa del guard-rail di una barriera per motociclisti, in materiale plastico o gomma, che sono più deformabili durante l’urto.
  • Modificare il protocollo di omologazione EN 1317 standard europeo, inserendo  crash test  specifici per le moto, secondo quanto previsto dalla risoluzione n. 319/2010 del Consiglio di Europa.

La proposta

Valutando le criticità del sistema guardrail e il bisogno di intervento tempestivo nel caso di incidenti, l’idea è un sistema che possa avvertire a vari livelli le squadre di pronto intervento, un sistema in grado di essere integrato al modello attuale di guardrail e a quelli futuri.

CAR (Crash Activation Response) è il sistema smart che può essere applicato al guardrail monitorandone le condizioni ed i parametri attraverso dei beacons responsivi.

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REPORT THIS ADPRIVACY

Al momento dell’impatto CAR potrà:

  • Dare la posizione esatta dell’incidente.
  • Stimare la velocità d’impatto.
  • Collegarsi a dispositivi come il fit-bit per riconoscere e monitorare le condizioni delle persone coinvolte nell’incidente.
  • Collegarsi al sistema Telepass per trasmettere ulteriori informazioni sulla posizione e dinamiche dell’incidente.

Beacons

I Beacons sono dei dispositivi hardware low cost che utilizzano delle connessioni Bluetooth a bassa energia per comunicare con smartphone e tablet con applicazioni in diversi campi.

Le applicazioni di questa tecnologia vanno oltre le vendite: ci si aspetta una diffusione anche all’interno degli aeroporti e in tutte le strutture con un elevato tasso di persone in movimento, con lo scopo di fornire informazioni in tempo reale su partenze, ritardi, variazioni di tratte e altro, comunicate direttamente e istantaneamente sugli smartphone dei viaggiatori. (businessinsider.com)

Conclusioni

Al momento non c’è un dispositivo del genere in grado di monitorare strade ed autostrade e con la sua app dedicata, CAR potrebbe diventare un supporto importante sia per le squadre di primo intervento che per le persone coinvolte in incidenti più o meno gravi.

La mia idea è uno spunto che richiede il supporto tecnico adeguato per lo sviluppo e la messa in cantiere del prototipo, e anche se la tecnologia richiesta è già presente sul mercato, di sicuro ci saranno adattamenti e modifiche da implementare per incontrare i bisogni dei singoli users.

Grazie per il tuo tempo.

Ph: Pat Kay

A.R.O.W. (Augmented Reality Oled Window)

Idea: N°20614

How can entertainment change the perception of life making it profitable?

Idea

AR
Used as a military tool in it’s early development stage, Augmented Reality (AR) is now in use in different areas, spanning from commercial to entertainment.
AR is known for its most famouse implication in the Google Glass project.

Oled
Started as an observations of electroluminescence in organic materials in the early 1950 today the Oled is a well known multiuse screen that keeps increasing its implementation in modern technology.
Oled is widley used by brands like LG and Samsung for its devices.

A.R.O.W. (Augmented Reality Oled Window)
The mix of the Oled and the AR can lead to a new way of entertainment able to create the wow effect for the users and simultaneously become a way to monetize for the developer.

The idea is to install AROW on trains in order to give an AR experience to the passengers.

Each passenger could switch on the “arow” when needed just touching the window, gaining access to the informations needed about both the journey and the enviroment around the train.

Features:
– Info about the journey (weather/speed/next stop)
– News (TV news/local news)
– AR description of the surroundings
– Towns / Public areas / Main Buildings / Shopping Centers / Main Businesses
– Call
– Skype (using Bump app)

Notes

The appeal of the AROW is in the incredible variety of opportunity that offers in terms of entertainment and business.

Using the combination of this two technologies, the AROW can be the new way of welcoming the customers on board, giving the next generation experience that will entertain both normal passengers and business men.

The income of the project will come from product palcement in the different “areas” of the software, and the opportunity for Companies to add their links on the AR list.

Investors from the Public and Private sector will be incouraged to invest in AROW for the functional use of it.

academia.edu – market reports

“Global dedicated devices augmented reality market is expected to reach $659.98 million by 2018, whereas the immersive virtual reality market is expected to reach $407.51 million by 2018.”

(The global augmented reality market is projected to grow from $62.75 billion in 2023 to $1,109.71 billion by 2030, at a CAGR of 50.7% during forecast period. –> From https://www.fortunebusinessinsights.com/)

The other driving force for virtual reality and augmented reality technology is the consumer demand in e-commerce industry. The technology used in augmented reality applications, i.e. marker-less is at the apex and is expected to grow rapidly. Major driving factor in this marker-less issues of GPS and compass which are used commonly in smartphones.
The technology used in virtual reality application, sensors used, the emerging trends like goggles, contact lens, and further opportunities.
North America and Europe is the market leader in the overall augmented and virtual reality market; followed by APAC. In ROW, the Middle East, and Africa are coming up with this technology because of its benefits in wide range of applications.

The major companies included which offer AR & VR technology in various applications are Total immersion (France),Qualcomm Inc (U.S.), Metaio GmBH (Germany), Vuzix Corporation (U.S.), Layar B.V (The Netherlands), Wikitude GmBH(Austria)”.

MSCC

MaxSpera Creative Consultancy Ltd is a newborn “creative hub” founded by Massimiliano Spera, an author/creative.

The vision of the MSCC is to create through joy of life.
The Hub aims is to create new environments where people can socialize and share or gain knowledge with fun.

We are building our brand submitting ideas that we think will benefit other Companies.

The idea of the AROW is protected by the Copyrright law and relates to its author Massimiliano Spera. Patents and Copyright of the Oled and Augmented Reality technologies are owned by the respective authors. Market Reports owns the copyright of the article related to AR/VR.

AROW: Copyright©2012/23

NET (Net Emergency Tracking)

Idea N°180720

“La maggiore singola fonte di plastica che soffoca la vita nei nostri oceani è costituita da reti da pesca, corde, FAD (dispositivi di aggregazione dei pesci) intenzionalmente o accidentalmente persi, scartati o abbandonati, palangari, casse e cestini da pesca in plastica.” Fonte: SeaShepherd

Uno dei problemi più attuali rispetto all’inquinamento da plastiche degli oceani è la perdita di materiale per la pesca direttamente durante la caccia alla fauna marina.
Un doppio colpo che rende i pescatori anche amatoriali un pericolo forse maggiore di alcune industrie se visti nel numero complessivo globale.

Ma è pur vero che molti pescatori sfruttano le risorse marine per un proprio sostentamento che da solo non avrebbe alcun effetto sulla degenerazione dei nostri mari. Allora bisogna fare in modo che il piccolo, proprio per l’interesse personale, diventi sostenitore, promotore e gestore di piccoli interventi di salvaguardia, in grado di fare l’interesse sociale.

Numeri

  • 40,3 milioni le persone che lavorano nel settore della pesca in tutto il mondo.
  • 7% di tutte le reti da pesca, il 9% di tutte le trappole e il 29% di tutte le lenze viene perso in mare.
  • Circa il 46% delle 79 mila tonnellate di plastica oceanica nel Great Pacific Garbage Patch è costituito da reti da pesca.
  • 30% circa del declino di alcune popolazioni ittiche sia il risultato di attrezzatura da pesca scartata.
  • 70% degli strangolamenti di animali marini coinvolge reti da pesca in plastica abbandonate.

Fonti: NotizieScientifiche.it & SeaShepherd.
Kelsey Richardson, studentessa del Marine Debris Team del CSIRO, ha utilizzato i dati contenuti in 68 studi pubblicati tra il 1975 e il 2017.

L’idea

NET (Net Emergency Tracking) è un apparecchio in grado di far ritrovare agli enti preposti, le reti e le attrezzature che vengono perse durante la pesca o il viaggio in mare.

Un beacon che lancia un segnale nel momento in cui non viene disattivato il timer e che oltre alla posizione gps, invia anche un segnale luminoso per la ricerca notturna.

Scenario (ux experience)

Il pescatore riceve un NET grazie agli incentivi statali, può applicare il dispositivo alla sua rete così da essere sicuro che non diventi un pirata marino.
Per vari motivi, il pescatore perde la rete durante la pesca (ed è anche un danno economico per lui) se non è in grado di recuperarla lui stesso, tracciandone la rotta, può avvertire gli enti preposti, che potranno intervenire da remoto, scegliendo il momento migliore per recuperarla.
Il pescatore potrà recuperare la propria rete, evitando un altro investimento, l’oceano avrà un pezzo di spazzatura in meno con il quale dover fare i conti.

Extra

NET potrebbe avere al suo interno:

  • Sensori per il controllo della qualità dell’acqua.
  • Camere per una ricognizione post recupero.
  • Altro

Conclusioni

NET è solo un tassello nella lotta all’inquinamento degli oceani, ma è il modo in cui dovrebbero partire azioni di salvaguardia dei mari, rendendo chi vive il mare il suo primo protettore, dando loro strumenti tecnologici in grado di alleviare l’impatto dell’uomo e della plastica sull’ambiente.

Un piccolo passo per dare un contributo concreto.

NET (Net Emergency Tracking) vuole essere un modello di pensiero che raccoglie i bisogni dell’uomo per renderli equilibrati alle esigenze della natura, quella natura alla quale apparteniamo e che troppo spesso non “sentiamo”, per una aridità emotiva data dal caos mediatico e sociale che sta interessando questi ultimi decenni.

Un cambio di prospettiva, un nuovo paradigma, o semplicemente del buon senso.