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Journal |4 .6.25

Uno solo è qualcosa che l’umanità non può permettersi. Chiamateli cristiani, ebrei, farisei, indiani, europei o alieni, chiamateli come più vi garba per giustificare e far finta di non vedere, chiamateli destinati, chiamateli innocenti, chiamateli per nome o per cognome, chiamateli sfortunati… Ma quando non potrete chiamarli più, per ogni singolo corpo che non esiste più, evitate di guardarne le mani che coprivano gli occhi, i piedi che cercavano di scappare, evitate di guardare i capelli che stavano crescendo e gli occhi che stavano imparando. Evitate, perchè potreste accorgervi che sono proprio uguali a voi, ai fratelli e le sorelle del vostro vicino, al cugino che non vedete da tempo, al genio che nonostante l’età vi meraviglia con i discorsi, le capacità e le movenze. Uscite fuori da questo torpore mortale di una società arrivata a subire tutto senza emozioni e senza azioni. Chiamateli di notte, quando non riuscirete a dormire, perchè vi sarete resi conto che siete appena andati a visitare i campi di sterminio nazisti, perchè quella è una cosa brutta, ma le cose brutte che vi accadono accanto oggi, è meglio non guardarle. Anzi, chiamateli in terra di pace, perchè ci sono già malattie e follie del destino a spegnerne i sorrisi, così magari vi sentirete sollevati dalla vostra impotenza al cospetto del destino, poi però andate avanti, e non voltatevi indietro, qualsiasi voce vi stia chiamando, perchè potrebbe essere quella del loro destino arrivata anche a casa vostra, nel vostro salotto mentre giocate col gatto, o nella vostra stanza mentre scrollate il feed. Non chiamate e non fatevi chiamare, perchè sentire quei nomi e quelle voci ora silenzio, porterebbe alla follia anche il più forte dei titani… Ma se per caso il cuore, la coscienza e magari la dignità dovessero rientrare nel vostro corpo, fate come me, chiamateli semplicemente bambini.



Progetto editoriale | Linguaggi da favola

Le parole salveranno il mondo, ci daranno la possibilità di essere lì dove ci viene chiesto di esserci, ci daranno la libertà di parlare lì dove ci chiedono di odiare. Costruire librerie piene di codici linguistici è fondamentale per capire noi stessi e gli altri, così da poter dialogare dentro di noi con le nostre emozioni, e fuori di noi, con la meraviglia del sociale che ci circonda.
Questo progetto è diretto alle Scuole e alle Associazioni.

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Journal

In questa pagine naviga tra le mie riflessioni sulla comunicazione intesa come esplorazione della parola. Come crescita personale e sociale.

Buona lettura


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Idee

In questa sessione alcune idee che aspettano il giusto agorà per essere sviluppate.

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bIo

Max Spera, artista prestato alla comunicazione, è un autore di favole impegnato nella meravigliosa battaglia dell’eliminare la mafia sociale attraverso la bellezza dei sogni, e la consapevolezza delle proprie emozioni.

Nasce a Salerno, e grazie alla sua famiglia, raccoglie tutto il bello ed il calore di un territorio diversamente povero. A 16 anni crea e sviluppa un quartetto vocale (primo business) che sarà il ponte per il suo trasferimento a Roma. Dopo varie avventure, lavori (anche il mostro al LunEur) e i primi studi sulla consapevolezza emotiva, approda a Milano, dove è strategist (inconsapevole) per Moira Orfei per la quale crea sviluppa e dirige il magazine, ed il fumetto.

Nel 2008, in pieno inizio di crisi economica, senza conoscere la lingua o avere amici sul posto, compra un biglietto di sola andata per l’Inghilterra e ci resta 10 anni. Il periodo inglese vissuto tra Londra e Bristol, struttura la sua figura di creativo al servizio della comunicazione.

I ritardi in cui si trova l’Italia dal punto di vista della digitalizzazione/comunicazione e della struttura H2H, sono uno stimolo troppo forte per non essere presi come missione, così rientra nel 2018 per sviluppare agorà di pensiero critico, non di buonismo inutile, reti di persone, non di profili digitali o ruoli aziendali, solo persone.

Le armi che utilizza sono:

  • Etica
  • Passione
  • Empatia
  • Divertimento
  • Ironia

Cos’è la comunicazione? Una gran bella cena annaffiata da un bicchiere di vino, e la condivisione delle proprie esperienze attraverso una chiacchierata piena di emozioni.

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